32 – Claudia e Nuccia

L’amicizia è come un fiore
delicato, lieve e…strano.
Con l’amore e col dolore
nasce e cresce dentro il cuore

32 – Claudia e Nuccia

Claudia era per me un’amica tenerissima. Percorreva da mattino a sera i meandri oscuri della matematica ed il labirinto intricato di un amore troppo tiepido. Eravano diventate amiche, quando, incerta e timida mi aveva chiesto di accompagnarla in facoltà: aveva bisogno di un sostegno morale per un difficile esame di algebra. Claudia in quella occasione era stata quasi maltrattata dagli assistenti spocchiosetti e poi “finita” senza pietà dal professore titolare della materia. Ero rimasta impressionata per il metodo poco ortodosso, ma mi era parso di capire che in quell’istituto, quel modo di fare era più che un’eccezione una triste consuetudine da cui in pochi si scostavano. Ritornando in collegio, avevo dovuto confortare Claudia e spiegarle che a parer mio non le era mancata la preparazione ma la grinta. L’eccessiva remissività e la timidezza scambiata per incertezza, l’avevano resa facile preda del sarcasmo e dell’intolleranza dei suoi esaminatori.
Povera Claudia piangeva e parlava di ritirars; di cambiare facoltà;
-“Impossibile” le dicevo,”perderesti gli esami già dati”.
– Sono stata troppo umiliata! non voglio più rivedere quei signori! mi rispondeva col tono di chi si vuole arrendere al più forte.
Il triste episodio col tempo era stato dimenticato ma tra di noi si era instaurata una bella amicizia.
Claudia si era attaccata a me come una tenera e timida reticella. Ogni occasione era buona per venirmi a trovare e parlarmi dei suoi problemi, e lo faceva senza invadenza tirando fuori una vocetta un pò roca che suscitava tenerezza. Provavo per lei un sentimento particolare, come di protezione. Non potevo deludere la sua aspettativa, ed ero contenta quando lei da lontano mi lanciava con i suoi occhioni neri, persi nel visetto pallido, uno sguardo di intesa, perchè io di rimando le potevo dedicare un cenno o un sorriso pieno di incoraggiamento che aveva l’effetto di distendere quelle brutte pieghe orizzontali che le solcavano sempre la fronte.

La compagna di camera di Claudia era Nuccia: alta, magra e riccioluta; possedeva un carattere tranquillo ed un modo pacato di esprimersi che risultava molto rassicurante. Aveva un gusto un pò antiquato nel vestire ed una voce pastosa, leggermente su di tono, che la facevano sembrare un pochino più grande delle sue coetanee; era intelligente ed aveva una carica umana notevole. Un pò troppo riservata forse, ma non con le amiche del cuore! Aveva inoltre una grande dote……. sapeva fare un caffè eccezionale!
Lo preparava seguendo un cerimoniale preciso, che contribuiva non poco a dare al caffè stesso un sapore unico. Il rito del caffè si ripeteva immancabilmente ogni giorno davanti ad un fornellino elettrico che era sistemato in una graziosa nicchia della sala da pranzo. Nuccia nel versare l’acqua nella caldaietta e nel riempire il filtro della moka usava gesti lenti, precisi e sempre uguali; poi nell’attesa che il caffè fosse pronto, preparava la crema: metteva in una tazzina dello zucchero ed alcune gocce scure e aromatiche del primo caffè uscito, poi con un cucchiaino mescolava questa poltiglia fino a quando si trasformava in un crema densa e chiara che veniva poi versata a gocce in ogni singola tazzina. Così trattato il caffè era un nettare di cui eravamo ghiottissime e spesso la costringevamo rifarlo per prenderene una razione doppia.

Nuccia era “fidanzata in casa” con un vivacissimo futuro avvocato che amava scherzare un pò con tutte e per questo qualcuno aveva anche speso qualche piccola malignità. Ma erano proprio una coppia collaudata; aspettavano solamente di completare entrambi gli studi e lui di “servire la Patria” per poi ritornare al loro paese e mettere su casa.
Claudia invece aveva un fidanzato un pò partircolare. Erano insieme dal tempo del liceo. Formavano una coppia molto graziosa; ma mentre lei, a parte un paio di esami ripetuti, andava avanti con gli studi a ritmi serrati, lui se la prendeva comoda e in due anni pare che non avesse dato nemmeno un esame.

Claudia era rassegnata ad aspettare indefinitivamente ma in privato……….confidava ame e solo a me la sua “piccola” disperazione.

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