Non ci sono dubbi che il mercato del lavoro va riformato, per venire incontro alle nuove esigenze di una società moderna, che si pone l’obiettivo primario della crescita..
Questo è quello che ci dicono, e noi profani come potremmo contraddire i professori?. Ogni cosa se detta in modo parziale è vera, nella sua parzialità. Gli strumenti del lavoro flessibile in Italia si sono tutavia trasformati in strumenti per creare lavoro precario, e dunque quando si parla di riforme purtroppo si sente sempre puzza di fregatura.
Sarà colpa delle aziende che cercano lavoro poco qualificato? No, perchè ci sono fior di professionisti, bravi come o più dei loro colleghi più anziani tutelati dalla legge, che hanno difficoltà ad accedere a contratti a tempo indeterminato.
Secondo la mia opinione, in questo paese ci sono delle enormi risorse non impiegate. C’è un esercito di giovani professionisti laureati che si adeguano per potere vivere a ricoprire posizioni lavorative dove non sarebbe richiesto più di un diploma. L’unica via d’uscita è quella creare una propria attività, investendo su se stessi, pur rischiando di farsi male. La mia generazione e quelle che verranno sono obbligata a navigare in mare aperto, anche a vista, senza un impiego statale che consenta di stare tranquilli con lo stipendio sicuro.
Per questo il governo deve riformare il mercato del lavoro per tutelare le competenze e aiutare il loro sviluppo nel modo migliore. Si sostenga chi sa fare e si incentivi la continua formazione e il continuo miglioramento della qualità del lavoro. Sostenere chi è capace vuol dire anche togliere alle imprese la possibilità di servirsi di collaborazioni qualificate in forma di stage, o con contratti sottopagati. In Italia la qualità deve avere un valore e si deve pagare. Si riparta da qui, e si sia inflessibili contro chi gode di privilegi ingiustificati e oppone resistenza contro il miglioramento qualitativo del proprio lavoro e di conseguenza della società. Continue reading →