L’indifferenza in frasi di Oscar Wilde e Antonio Gramsci

“Parlare male di qualcuno è spaventoso. Ma vi è qualcosa di peggio: non parlarne.”

Oscar Wilde

Cosa spaventa più di tutto gli uomini pubblici cicguettanti di ogni razza e specie? L’indifferenza nei loro confronti, senza dubbio. Per questo li vediamo surfare sulla cresta dell’onda della loro popolarità, propagandare soluzioni facili, neanche fossero superman, alternare schizofrenicamente sorrisi colmi di solidarietà umana a insulti irripetibili espressi con inaudita violenza verbale.

Più parlano e più ricevono approvazioni, come like, share, retweet, commenti di incoraggiamento, ma anche disapprovazioni, sfottò, risposte piene di odio, e più continuano annebbiati come sono dalla droga della soro popolarità.

Mettendoci nei loro panni riusciamo a sentire l’ansia, il terrore, nell’istante in cui postano qualcosa di nuovo. “Oddio, che succede se nessuno risponderà a quest’ennesima provocazione?” o quando stanno per leggere nuovi sondaggi “Avere mandato affan.. tutto e tutti, avere calpestato la dignità di persone, essermi fatto fotografare nel presepe tra il bue e l’asinello, quanto avrà fruttato?”

Se è vero ciò che diceva Antonio Gramsci

“Chi vive veramente non può non essere cittadino, e parteggiare. Indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita.”

forse oggi potrebbe esistere un’indifferenza positiva, unica arma contro la gara a chi la spara più grossa.

 

Molestie e violenza sulle donne

stai-lontanoLe donne si ribellano alla violenza. Era ora che si scoprissero gli altarini nascosti per anni da un velo di indifferenza. Il silenzio di tante donne è stato il vero complice di queste nefandezze. Paura, opportunismo, fatalismo… ogni silenzio ha avuto il suo perchè.

Un vero esercito di donne si è schierato contro squallidi personaggi che hanno approfittato del loro potere per assoggettarle ed umiliarle. L’onda di denuncia è partita dall’America e si è diffusa in molti altri paesi. In Italia ormai è un coro di donne che sono invecchiate portandosi nel cuore e nella mente il senso di nausea per quello che hanno dovuto subire. Chi ha dovuto sottostare e chi ha rinunciato per non sottostare, porta nell’anima una ferita diversa. Le prime forse rimorsi, le seconde forse rimpianti.

Le denuncie più numerose sono nel mondo dello spettacolo, ma anche il mondo del lavoro dipendente si sta svegliando e chissà quanti, diciamo signori, in questo momento si sentono a disagio aspettando che qualcuna più coraggiosa si faccia avanti e li incastri.

Qualche decennio fa la pacca sul sedere o il complimento sfacciato per strada era una consuetudine, e ribellarsi era inutile: spesso si faceva finta di niente o al massimo si rispondeva per le rime o con un sonoro ceffone. Adesso le cose sono cambiate. La legge oggi permette alle donne di denunciare quanto hanno subìto, anche se le molestie sono solamente verbali.

Prendiamo atto che l’unica arma che le donne hanno per difendersi dalle prevaricazione, molestie e violenze è la denuncia!

Denunciare presso le istituzioni e pubblicamente, senza paura di eventuali ritorsioni. E sopratutto occorre creare una solidarietà di genere che le renda forti nella società civile e quindi capaci di ottenere il diritto sacrosanto di essere rispettate!

La Cultura e i suoi paladini

app-culturaTra le categorie di attivisti “social” più prolifici c’è sicuramente quella dei sostenitori e difensori della “cultura”. Non passa giorno che qualche illuminato rappresentante del popolo non ci ricordi che “si deve ripartire dalla cultura”, “che con la cultura si può e si deve mangiare”. Tali affermazioni si accompagnano solitamente a iniziative volte a incrementare il business turistico, e quindi il discorso potrebbe finire qui.

Tuttavia Giangiacomo Feltrinelli disse che “la parola Cultura mi appare gigantesca, enorme, degna di non essere scomodata di continuo.”

Cos’è quindi la cultura? Partiamo dalla sua etimologia e dal suo originario significato latino: cultura, deriva da colĕre «coltivare». Visto che si coltiva per ottenere dei frutti, basiamo un ragionamento sull’idea “pragmatica” che la cultura sia legata alla capacità di creare e dar vita a qualcosa di nuovo, piuttosto che riferirci soltanto alle radici, ovvero al patrimonio artistico e monumentale, o al complesso di usi e costumi che identificano ogni gruppo etnico.

La cultura di un popolo è qualcosa che tutti i giorni si rinnova, per forza di necessità, e l’innovazione è l’unica strada per preservare una cultura. Innovazione, anch’essa parola di l’origine latina, da “Novare” far nuovo, ovvero, alterare l’ordine delle cose stabilite per fare cose nuove, o fare le stesse cose che si fanno da secoli, ma in modo nuovo. Il presupposto per innovare, può non essere una profonda conoscenza della realtà in cui viviamo?  Continue reading

Invettive tra politici. “Non hai amministrato neanche un condominio!”

condominioDa che esiste la politica, gli avversari pretendenti al potere si sono affrontati a muso duro, spesso mettendo in evidenza le manchevolezze dell’altro e assai raramente esponendo le proprie soluzioni per vincere le difficili sfide legate all’amministrazione di una società complessa.

L’emergere di una nuova forza politica tacciata a torto o a ragione di inesperienza, ha portato in auge una nuova invettiva, che si sente ripetere molto spesso nei talkshow di approfondimento serale.

“Lui si propone a governare la città/regione/Paese, ma nella sua vita non ha amministrato nemmeno un condominio!!”. Continue reading

“ODIO ERGO SUM” l’assioma degli Haters del web

dito-cattelanIl dito medio di Cattelan eretto nel centro di piazza Affari, davanti alla storica sede della Borsa, dovrebbe essere promosso a idolo pagano di una nuova corrente di “raffinati intellettuali”: gli haters del web e dei social network, gli odiatori di professione.

Con il dito indice pronto sullo smartphone non si lasciano sfuggire l’occasione per lanciare, attraverso la rete, ferocissime  invettive, mostrando il dito medio al colpevole di turno, bersaglio passeggero di tutto il loro sdegno  e odio.

Allo stesso modo in cui odiano, costoro venerano i simboli del bene assoluto. Nella loro mente vedono il mondo diviso in buoni e cattivi, in illuminati e addormentati, in liberi e schiavi. Inutile ricordare da che parte essi credono di stare. Buoni, onesti, illuminati, liberi hanno ricevuto l’investitura ad evangelisti della verità assoluta, anche se complottista e infondata. Continue reading

News dalla battaglia politica nostana

conversationsLa tenzone politica nostrana è sempre accesa nei social e nei prossimi mesi è destinata a infervorarsi sempre più, in vista delle prossime elezioni.

Ogni giorni i principali esponenti, e relativi coreuti, ci regalano nuove perle meritevoli di essere tracciate da qualche parte per futura memoria. Qui ne selezionamo alcuni tra i più social.

Toninelli in difesa della libertà si lancia in un confronto tra le vicende turche e il referendum del 4 dicembre voluto da colui che a suo dire è stato, ed è, l’omologo aspirante dittatore di casa nostra.

Danilo Toninelli  @DaniloToninelli
Nella #Turchia di #Erdogan vince il Sì al #referendum costituzionale e addio al governo del popolo. Noi abbiamo detto No a meno democrazia!  » tweet

Sull’onda favorevole si accoda anche il saggio Gaetano Quagliariello.

GaetanoQuagliariello  @QuagliarielloG
Turchia: campagne di Stato per il Sì, voto estero, schede senza timbri, matite farlocche. Rimembranze. In Italia, per fortuna, non decisive.  » tweet

Un altro post sullo stesso tono mette in guardia contro tutti gli aspiranti imbavagliatori della verità. Massima allerta, in attesa delle giurie popolari.

Il Fatto a 5 Stelle  @fatto5stelle

Da #Turchia arriva una grande lezione di #Erdogan per #Renzi e altri aspiranti dittatorucoli:

– controllo media 95%
– restante 5% in galera  » tweet

Qui addirittura si rimarca che il livello di qualità del gioco democratico turco è superiore al nostro. Almeno a quelli li fanno votare.. noi non c’abbiamo manco la legge elettorale. Dagli torto. Continue reading

Oi Dialogòi: Briatore vs Al Bano

Al_Bano

BriatoreDiscorso sulla vocazione e sull’offerta turistica della Puglia.

Briatore: “Il ricco vuole tutto e subito. Io so bene come ragiona chi ha molti soldi: non vuole prati né musei ma lusso, servizi impeccabili e tanta movida”. “Ci sono persone che spendono 10-20mila euro al giorno quando sono in vacanza”.

Al Bano: “La Puglia ci piace così com’è, non abbiamo bisogno di voi ricchi”. “Ma qui da noi vengono ricchi stranieri, americani e altri: e vengono anche a sposarsi nelle nostre masserie o agriturismi che piacciono molto così come sono.”

I due pensatori si confronteranno presto sul tema dell’immortalità dell’anima.

Giuliano Pisapia sul Referendum costituzionale

Lei quindi potrebbe votare Sì al referendum?

“Vede, la situazione che si è creata mi rende difficile dare oggi una risposta. Ci sono i guelfi e i ghibellini, non c’è spazio per la ragionevolezza. E io credo fortemente in una politica ragionevole. ”

E su Virginia Raggi “Onestà, onestà è un pre-requisito, non un programma elettorale.”

“Non mi iscrivo al No, la democrazia non è in pericolo”

(Giuliano Pisapia)

Il Giornale in edicola in abbinamento con il Mein Kampf (La mia battaglia) di Hitler – Le reazioni

ilGiornaleMein Kampf (La mia battaglia) è il saggio pubblicato nel 1925 attraverso il quale Adolf Hitler espose il suo pensiero politico e delineò il programma del partito nazista sotto forma di un’autobiografia.

Così si esprime Hitler nella prefazione del suo saggio.

« I popoli che combattono per sublimi idee nazionali hanno forza di vita e ricchezza d’avvenire. Tengono nelle proprie mani i loro destini. Non di rado le loro forze, creatrici di comunità, sono valori di portata internazionale, aventi per la convivenza dei popoli effetti più benefici che gli «immortali principii» del liberalismo, i quali intorbidano e avvelenano i rapporti fra le nazioni.
Il fascismo e il nazional-socialismo, intimamente connessi nel loro fondamentale atteggiamento verso la concezione del mondo, hanno la missione di segnare nuove vie ad una feconda collaborazione internazionale. Comprenderli nel loro senso più profondo, nella loro essenza, significa rendere servigio alla pace del mondo e quindi al benessere dei popoli. »

Sappiamo come finì. Historia magistra vitae, dicevano i latini, sempre che si abbia la preparazione e la volontà di capirla la storia.

Le reazioni nel social.

Lia Celi  @LiaCeli
Ma che vergogna. Oggi insieme al #MeinKampf distribuiscono @ilgiornale  » tweet
Davide Gastaldo  @davidegastaldo
Ciao grandissimi del @ilgiornale , perché per combattere la violenza contro le donne non regalate un manuale su come si stupra? #MeinKampf  » tweet
Fulvio Abbate  @fulvioabbate
E la prossima settimana @ilgiornale offrirà ai lettori il dissuasore elettrico a bastone!!!
#MeinKampf https://t.co/IFchBaWuth  » tweet
Bravo Ragazzo  @DiarioDiDario
Chiariamo due cose:
1) Il #MeinKampf va letto perché è emblema storiografico del Novecento.
2) @ilgiornale resta comunque un giornaletto.  » tweet
Ilaria Rodi Clintoni  @DarioBallini
Comunque secondo me #Hitler si vergognerebbe di sta in accoppiata co’ @ilgiornale.
#MeinKampfschifo  » tweet
ilGiornale  @ilgiornale
Leggere il #MeinKampf? L’unico antidoto alle tossine https://t.co/YPbXQUYWdA  » tweet

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La meusa a Milano

meusa_bio

A Palermo il pane con la milza, in dialetto “meusa”, è sinonimo di cibo da strada. La pronuncia corretta in palermitano sarebbe “pani c’a miévusa”. Si prepara usando una vastella (pagnotta), che viene imbottita da pezzetti di milza e polmone di vitello. La milza e il polmone vengono prima bolliti e poi, una volta tagliati a pezzetti, soffritti a lungo nella sugna.

pani-ca-meusaIl panino può essere integrato con caciocavallo grattugiato o ricotta (in questo caso il panino si dice maritatu, ossia sposato, cioè accompagnato da qualcos’altro), con limone o pepe oppure semplice (schettu, ossia celibe, cioè solo).

Il pani ca meusa è un cibo che si identifica con lo spirito popolare del capoluogo siciliano. A Palermo nessuno potrebbe mai associarlo all’attributo “bio” per renderlo più “appetibile” sul mercato. Sarebbe come snaturarlo della sua popolare genuinità. L’unico modo per incentivarne il consumo che mi viene in mente sarebbe un “tecca’ mancia!” urlato con un tono vagamente minaccioso dal meusaro.

Ma qui siamo a Milano e i macellai hanno una diversa cultura di marketing.