L’amore e l’odio da Cicerone a Charlie Chaplin
Sempre si è amato, sempre si è odiato
Scrive Cesare Pavese che “Si odiano gli altri perché si odia sé stessi”. Una caratteristica dell’odio è la sensazione di impotenza nei confronti di chi ci ha fatto del male, ma nei confronti dei quali non abbiamo gli strumenti per vendicarci. Ed è proprio questo senso di impotenza che giorno dopo giorno porta finisce col portarci a odiare noi stessi. Ci sono tanri altri modi per rappresentare l’odio e in essi si sono esercitati scrittori e filosofi fin dagli albori della civiltà.
- Mi odino pure, purché mi temano. Cicerone
- E’ proprio della natura umana odiare colui che hai offeso. Tacito
- L’adulazione procura amici, la verità genera odio. Terenzio
- Da’ tempo all’ira. Spesso l’indugio non toglie la forza: ma alle forze aggiunge il ragionevole consiglio. Tito Livio
- Odiamo chi ci incute timore; ciascuno desidera con ardore che coloro che odia crepino. Quinto Ennio
- L?odio è un liquore prezioso, un veleno più caro di quello dei Borgia; perché è fatto con il nostro sangue, la nostra salute, il nostro sonno e due terzi del nostro amore. Bisogna esserne avari. Charles Baudelaire
- Quando odiamo qualcuno, odiamo nella sua immagine qualcosa che è dentro di noi. Hermann Hesse
- L’odio senza desiderio di vendetta è un seme caduto sul granito. Honoré de Balzac
- Odio le cattive massime più delle cattive azioni. Jean Jacques Rousseau
- Credo nel potere del riso e delle lacrime come antidoto all’odio e al terrore. Charlie Chaplin
- E’ meglio essere odiati per ciò che si è che essere amati per ciò che non si è. André Gide
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