Frammenti di Eraclito di Efeso

EraclitoEraclito di Efeso, vissuto oltre 500 anni prima della nascita di Cristo, fu un filosofo che lasciò un segno profondo nella cultura occidentale, se pensiamo a ciò che disse Hegel: “Non c’è proposizione di Eraclito che io non abbia accolto nella mia Logica”.

Eraclito è famoso oggi per il suo “panta rei”, espressione che descrive il mutamento continuo insito nel mondo, ragione per cui non è possibile bagnarsi due volte nello stesso fiume. Nel suo pensiero, la dinamica della natura ha origine nel confronto tra gli opposti. Nulla potrebbe esistere senza il suo opposto e non vi sarebbe vita senza contesa. E’ un pensiero ben presente nella filosofia cinese che rappresenta il rapporto tra opposti con i concetti di yin e yang.

Della sua opera ci sono arrivati soltanto dei frammenti, alcuni di straordinaria bellezza. Naturalmente non vi è qui alcuna pretesa ci completezza (puoi trovare una lista completa dei frammenti di Eraclito in questa pagina), ma ci limitiamo a proporre una lista di frammenti di Eraclito, selezionati per la loro bellezza e profondità.

  • Come il ragno stando al centro della tela non appena una mosca ne rompa un qualche filo se ne accorge e svelto vi accorre come se sentisse male per la rottura del filo, così l’anima dell’uomo, quando una parte del corpo è ferita, rapida vi si reca come se non sopportasse la lesione del corpo a cui è congiunta stabilmente e secondo un determinato rapporto. Allo stesso modo dunque che i carboni accostandosi al fuoco diventano incandescenti per mutazione e una volta lontani dal fuoco si spengono, così quella parte del mondo circostante raccolta nei nostri corpi, distaccandosi dal resto, diviene quasi incapace di intendere, mentre ricongiungendosi naturalmente attraverso il maggior numero di pori diventa omogenea al tutto. (frammento 67a)
  • Il dio è giorno notte, inverno estate, guerra pace, sazietà fame, e muta come il fuoco, quando si mescola ai profumi e prende nome dall’aroma di ognuno di essi. (frammento 67)
  • Gli Efesii dovrebbero impiccarsi tutti, gli adulti, e lasciare la città ai fanciulli, essi che cacciarono via Ermodoro, tra di loro il più utile alla città, e dissero: “Tra di noi non ci sia uno migliore. O se c’è, lo sia altrove e tra altri.”
  • E anche questo sembrerebbe irrazionale, se il cielo tutto e tutte le sue parti fossero nell’ordine e nel lògos, e nelle forme e nelle potenze e periodi, e nei principi invece non vi fosse nulla di simile, ma come rifiuti gettati a caso, fosse il cosmo. (frammento 124)
  • Pólemos è padre di tutte le cose, di tutte re; e gli uni disvela come dèi e gli altri come uomini, gli uni fa schiavi gli altri liberi. (frammento 53)
  • Gli uomini sono tratti in inganno riguardo alla conoscenza delle cose visibili allo stesso modo di Omero, il quale fu il più sapiente tra tutti gli Elleni. Infatti dei bambini che uccidevano pidocchi lo trassero in inganno dicendogli: ciò che abbiamo visto e abbiamo preso lo lasciamo, ciò che non abbiamo visto né preso lo portiamo. (frammento 56)

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