Il trota, il ministro e il nucleare
Queste centrali nucleari le facciamo o no? Il governo dice si, purché i governatori delle regioni dove sarà previsto di realizzarle siano consenzienti. E poiché ben difficilmente ci sarà un solo governatore che dirà di si, a parte l’esito del referendum, il governo nella sostanza dice di no.
I nuclearisti sono così all’angolo ed avranno scarse chances di fare valere le loro ragioni non tanto per il merito dei loro argomenti, quanto perché si va diffondendo tra i cittadini una preoccupazione molto concreta. Se, si domandano in molti, si dovesse decidere di costruire una centrale, mettiamo nel Lazio, chi ci assicura che i materiali utilizzati per la costruzione rispondano ai requisiti di qualità necessari?
Chi può assicurare che non venga utilizzato, con il beneplacito di tutta la catena di controllo, lo stesso cemento depotenziato utilizzato per costruire ospedali, uffici pubblici e autostrade?
E siamo così sicuri che a capo dell’autorità responsabile dei lavori non venga messo il giovane Renzo Bossi, il cosiddetto trota, o la Gelmini se non addirittura l’attuale ministro per lo sviluppo economico, l’inventore a Telelombardia della famosa trasmissione Colpo grosso?
E’ ovvio che queste certezze non ce le può dare nessuno e che nessuna ipotesi folle può essere esclusa a priori dal momento che la stessa Lega nord, che sotto il profilo etico sembrava un pò migliore di come si è rivelata (parentopoli, forchettoni e organizzatori di manifestazioni di scarsa intelligenza come starsene al bar mentre nell’aula del Consiglio della Lombardia, si suonava l’inno di Mameli), è andata ben oltre la politica dei 2 forni di Giulio Andreotti, il quale si riforniva o dall’uno o dall’altro, ma mai da entrambi nello stesso tempo.
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